Come spesso accade quando Quintarelli si occupa di un argomento escono fuori interessanti sviluppi.
In questo articolo parla di fibra passiva rispetto a fibra attiva.
La fibra passiva richiede meno apparati e tutti passivi tra il backbone e la casa dell'utente, è quindi più robusta ma di contro la banda è condivisa quindi è più difficile avere livelli di QoS soddisfacenti.
La fibra attiva (Point to Point o Direct Fiber) invece è una connessione diretta e dedicata verso ciascun utente quindi è facilissimo impostare un QoS con qualsiasi valore si voglia, di contro avendo elementi attivi è più soggetta a guasti e i costi lievitano.
Questo è il punto: non avevo mai neppure pensato di fare dei conti sulla differenza di costi tra fibra passiva e attiva e davo per scontato che la differenza per avere una fibra attiva fosse notevole.
Tanto alta da pregiudicare un ritorno economico per un investimento di quel genere.
Se quello che ho letto nell'articolo che Quintarelli segnala è vero allora la differenza è risibile.
In questo caso non c'è motivo di puntare su PON... a meno che, come insinua , il motivo sia che poi sarebbe tecnicamente difficile far aprire una rete PON alla concorrenza mentre con una rete attiva sarebbe immediato: se fosse proprio così la cosa sarebbe parecchio triste.
Avere in un futuro PON invece che fibra attiva con banda dedicata e QoS estremamente modulabile con una maggiorazione di costo di solo 8% è di una tristezza infinita. Mi ricorda tanto la scelta di IBM di montare l'8088 a 8bit al posto del fratello maggiore 8086 a 16bit nei suoi IBM PC per paura che rubasse spazio ai suoi server. Non è con mezzucci che si salvaguarda il valore di un impresa ma con l'innovazione! Innovate, fatelo più della concorrenza e vedrete che gli investimenti si ripagheranno!
(Foto in testa all'articolo via Flickr)